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mercoledì 7 marzo 2012

Assignement 6 | Letteratura scientifica

"La scienza conosce solo un comandamento: contribuire allo sviluppo scientifico."
                                                                                                      Bertolt Brecht


Altrimenti quale? Mi chiedo io.
Prima di avventurarmi nel mondo di PubMed, volevo spendere giusto due parole sui post sulla letteratura scientifica biomedica che ho appena finito di leggere.
La considerazione/domanda che mi viene da fare (e che mi ha portato anche alla scelta di cominciare questa piccola riflessione col pensiero di Brecht soprastante) è la seguente: perchè una persona del mondo della scienza dovrebbe pubblicare un articolo di letteratura scientifica se non per far in modo che i risultati che egli stesso ha ottenuto possano in qualche modo contribuire, completare od arricchire gli studi di qualcun altro? O magari per essere loro stessi migliorati da una seconda persona (nel caso in cui l'autore dell'articolo fosse uno solo)?
Per elogiarsi? Per vantarsi? Sarebbe veramente un peccato.
Quello che voglio dire è che, secondo me, il concetto di "sviluppo scientifico" è logicamente sottinteso a "letteratura scientifica" e a quest'ultima, analogamente, dovrebbe essere naturalmente associato il concetto di "risorsa pubblica". Lo dice anche la parola stessa: "pubblicare" un articolo significa renderlo pubblico, dunque accessibile a tutti! Ma ciò, purtroppo, non corrisponde alla realtà. Anzi: sembra quasi che questo "open access" sia visto come un lato negativo, visti i costi esagerati che vengono richiesti per un abbonamento ad una rivista scientifica. Al contrario, se più persone potessero accedervi liberamente, si avrebbe un apporto cospicuo e soprattutto eterogeneo di conoscenze, che non porterebbe ad altro se non ad un beneficio per la scienza, e quindi ad un suo sviluppo. Invece, è triste constatare come il potere ed i soldi vincono sul sapere scientifico, il quale viene visto semplicemente come uno dei tanti modi per arricchirsi, piuttosto che come una risorsa pubblica o, meglio ancora, un'eredità comune.

 

2 commenti:

  1. Il lato negativo delle riviste open access è che i costi ricadono su quelli che ci vogliono pubblicare un articolo (paghi per pubblicare un articolo). Questo porta ad uno standard decisamente più basso della qualità degli articoli inseriti in tali riviste. Ovviamente, visto che la rivista riceve soldi per ogni articolo pubblicato, è ovvio che il controllo sulla qualità dell'articolo sia più basso.
    D'altra parte le riviste che richiedono un abbonamento per consultare gli articoli, in genere, non richiedono costi di pubblicazione ed la qualità degli articoli è più alta (è più difficile pubblicarci).

    Il problema dell'accessibilità degli articoli non è così presente. In genere le università pagano l'accesso alle riviste più importanti del settore a chi fa ricerca. E in ogni caso è sempre possibile contattare l'autore dell'articolo via email e quello non si farà problemi a mandartelo.

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  2. Per quello che dici (posso darti del tu?) sul ruolo delle università all'interno del problema dell'accessibilità degli articoli, sono d'accordo con te, nel senso che effettivamente studenti, docenti e dipendenti dell'università in generale si trovano la strada molto più "spianata" nella ricerca di determinato materiale.
    Riguardo alla qualità degli articoli (e di conseguenza delle riviste) credo che se fossi l'autrice di un articolo scientifico priviligerei il numero dei lettori, e di conseguenza l'accessibilità alla rivista, piuttosto che la sua qualità o pregio.

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